Lo svapo compie dieci anni… almeno in termini letterari! Il termine svapare, infatti, è stato accettato come neoconio dal Treccani nel 2012, con tanto di etimologia e derivati, ed è diventato popolare in brevissimo tempo, prima sui media e nel linguaggio giovanile, poi tra tutti i fumatori di ecigarette, o meglio i vapers.
Perché si usa il termine “svapare”?
La necessità di un verbo che definisse l’atto di fumare sigarette elettroniche era evidente sin da quando la pratica cominciava a diffondersi all’inizio del decennio scorso. Fumatori di sigarette elettroniche era una locuzione decisamente troppo lunga per definire gli svapatori, ma del resto non si poteva certo definirli fumatori – data la sostanziale differenza tra il fumo di sigaretta e quello delle ecigarettes – e fumatori digitali era facilmente fraintendibile, considerate le implicazioni del concetto di digitalizzazione nella società attuale.
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Da cosa è nato il termine “svapare”?
Così si decise di ispirarsi alla community americana: il fumo delle ecigarettes è di fatto vapore, e in America cominciava a diffondersi l’espressione vaping.
Per non creare un calco troppo cacofonico, alla radice vape venne aggiunto il prefisso s-, e naturalmente una desinenza verbale. Svapare era il termine perfetto: l’associazione con il vapore delle sigarette elettroniche era immediata, il suono era abbastanza italiano e la pratica di utilizzare ecigarettes veniva finalmente riconosciuta come qualcosa di ben diverso dal fumo di sigaretta, nonché dei riscaldatori di tabacco.
Già nel 2013, secondo l’Accademia della Crusca, la ricerca di termini come svapo e svapare su Google restituiva decine di migliaia di risultati.
Quanti tipi di svapo esistono?
Non tutte le svapate sono uguali! Al di là dell’universalità del termine svapare, la modalità di svapo può cambiare da utente a utente.
C’è chi prende lunghe boccate assaporandole sulla lingua come si farebbe con un buon vino e chi lascia arrivare il vapore in profondità apprezzandone la consistenza. Chi si dedica alla realizzazione di effetti divertenti con il vapore o alla pratica del cloud chasing e chi preferisce sperimentare con aromi sempre diversi. E, anche a livello di ejuice, le scelte a tua disposizione sono così tante che potremmo scriverne all’infinito!
In generale, però, potremmo affermare che le modalità di svapo più diffuse sono effettivamente due: lo svapo di guancia e lo svapo di polmone.
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Cosa vuol dire svapo di guancia e svapo di polmone?
I termini svapo di guancia e svapo di polmone indicano due modalità di inalazione del vapore, mutuate dalla classica pratica del fumo di sigaretta, dove esistevano il tiro di guancia e il tiro di polmone.
Lo svapo di guancia (MTL, ossia mouth to lung) è molto simile al classico tiro di sigaretta: si prende una boccata senza aspirare troppo forte e si lascia che il vapore permanga per qualche secondo nella cavità orale prima di inalarlo verso i polmoni. Questo permette una maggiore resa aromatica e un hit in gola più forte, dato che il vapore si concentra intorno a quella zona, e permette l’utilizzo di ejuice ad alto contenuto di nicotina.
Nello svapo di polmone (DTL, ossia directly to lung), invece, si prende una boccata profonda e il vapore viene inviato direttamente ai polmoni. Per questa tipologia di svapo è consigliabile utilizzare liquidi con maggiore concentrazione di glicerina, per avere un vapore più denso e persistente, possibilmente con carico di nicotina non troppo accentuato, onde evitare irritazioni che potrebbero causare tosse.
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