Con il nuovo anno e la bozza della manovra di bilancio 2023 scatta l’aumento sigarette, con accise maggiorate sia su tutti i prodotti da fumo, compresi quelli di tabacco riscaldato e cannabis light. Ecco cosa bisogna aspettarsi.
Stretta sul fumo di sigaretta
La bozza della legge di bilancio 2023 stringe la morsa sulle sigarette tradizionali, nella battaglia contro il fumo: da gennaio si pagheranno dai 15 ai 20 centesimi in più su ogni pacchetto di sigarette.
Le accise maggiorate fino al 40% rispetto alle attuali si ripercuoteranno anche su sigari, tabacco trinciato e tabacco riscaldato, anche se per quest’ultimo l’aliquota sarà meno gravosa, assestandosi sul 36,5% per il 2023, mentre passerà ak 38% nel 2024, al 39,5% nel 2025 e al 41% nel 2026.
La manovra per l’aumento dei costi delle sigarette porterà a riempire le casse dello stato con un totale di ben 138 milioni di euro a fine anno.
Ogni mille sigarette – pari grosso modo a 1 kg di tabacco-, dunque, l’accisa definita “importo specifico fisso per unità di prodotto” passerà a 36 euro nel 2023, cifra destinata ad aumentare ancora nei due anni successivi – 36,5 euro nel 2024 e 37 euro nel 2025.
La quota fissa sale a 72 centesimi complessivi, 20 centesimi in più di quella attuale, per ogni pacchetto di sigarette.
Stesso leitmotiv per la cannabis light, con thc inferiore a 0,5%, che potrebbe vedere schizzare fino al 15% la tassazione attuale del 5%.
Imposte sulle sigarette elettroniche
L’aumento sigarette non si ripercuoterà invece sui prodotti dello svapo: l’attuale tassazione al 15%, che sarebbe dovuta salire al 25%, rimarrà per il momento invariata.
Sospeso infatti l’articolo 28 sull’aumento progressivo della tassazione su questo tipo di prodotti, previsto in precedenza dal governo Conte bis.
Non aumenteranno dunque i costi dei liquidi per sigarette elettroniche senza nicotina, tassati ancora a 1,10 euro ogni 10 millilitri, così come quelli contenenti l’alcaloide, su cui grava 1,60 euro ogni 10 millilitri.
Leggi anche: L’UE vuole eliminare il tabacco riscaldato aromatizzato: motivazioni e conseguenze
Le polemiche sull’aumento sigarette considerato inadeguato
Se da una parte l’aumento sigarette 2023 rientra nel modus operandi di quasi tutti i governi entranti, dato che opera sulla leva sul monopolio di stato, dall’altra viene interpretato come mero adeguamento dei prezzi dei prodotti da fumo all’inflazione che colpisce l’economia italiana di oggi.
La Fondazione Umberto Veronesi ha firmato e presentato al Parlamento una petizione in cui si richiede un aumento ben più significativo rispetto a quello prospettato, in modo da scoraggiare definitivamente la pratica del fumo, a tutti i livelli sociali.
A parere del comitato scientifico, infatti, l’Italia è il fanalino di coda in Europa sulle politiche anti-fumo: in Francia, ad esempio, la tassazione ha aumentato di 10 euro il costo di ogni singolo pacchetto di sigarette, cosa che ha fatto desistere molti fumatori a perseverare nel consumo e allontanato ancor di più i giovanissimi dalla tentazione di iniziare.
Leggi anche: Svapo e tasse: l’UE propone di tassare le ecigarette alla stessa maniera delle classiche bionde